Archivio mensile:luglio 2023

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Banche furbette a due velocità

“Leggendo i bilanci annuali e le trimestrali più recenti degli istituti di credito balza all’occhio che in questo periodo vengono sbandierati risultati molto positivi per quanto attiene il margine di interesse, ovvero il dato più tradizionale e caratteristico delle banche, cioè, per semplificare, la differenza tra il tasso medio della raccolta e quello degli impieghi. Se non è un mistero per nessuno che in periodi di tassi più alti le banche fanno utili più elevati (e viceversa), soffermandoci su questo ultimo anno in particolare, scopriamo presto che le banche stanno giocano la partita del rialzo dei tassi in maniera davvero “furbetta”.   Nei periodi di marcata discesa dei tassi le banche sono estremamente celeri, quasi fulminee nell’abbassare i saggi di interesse attivo dei conti correnti dei clienti. Campioni di reattività! Alcune hanno persino introdotto in tempi di tassi negativi un disincentivo a detenere liquidità sui conti correnti, salvo poi ritirare di fretta e furia l’iniziativa.   Nei periodi di tassi al rialzo, come quello attuale, invece, le banche perdono magicamente la memoria di quanto possano essere veloci e si “dimenticano” per lunghissimi periodi di adeguare i tassi attivi dei conti correnti dei clienti, che oggi, con il tasso ufficiale di rifinanziamento della zona Euro al 4%, giacciono nella quasi totalità dei casi ancora a 0%. Infruttiferi!   Considerando che la maggior parte delle attività bancarie, (i prestiti di varia natura alla clientela), sono invece indicizzati a parametri che si adeguano automaticamente, diventa una bella forbice dei tassi pasciuta! Come termine di paragone ricordiamoci inoltre che se una banca deposita a sua volta denaro presso la BCE, riceve ad oggi il 3,50%, e le banche hanno anche sofisticate metodologie per gestire il rischio di tasso di interesse attraverso strumenti derivati.   Considerando infine che da svariati anni la quantità di denaro che giace inoperosa sui conti correnti è semplicemente mostruosa, immagino i nostri banchieri fregarsi le mani ad ogni annuncio di un nuovo rialzo dei tassi della BCE. Se è finito il periodo “lower for longer” riferito ai tassi ufficiali, è probabilmente iniziato il “lower for longer” dei conti correnti dei clienti, che io chiamerei “smarter for longer”.     * ART-NOC è lo pseudonimo di un esperto manager italiano che da oltre 25 anni lavora nell’industria finanziaria internazionale e non ha mai smesso di osservarla con curiosità e con un approccio costruttivamente critico.  I pareri contenuti negli articoli a firma ART-NOC sono espressione dell’opinione personale e indipendente dell’autore.” https://www.advisoronline.it/consulenti-finanziari/reti/71162-banche-furbette-a-due-velocita.action#:~:text=Art%2DNoc*-,Leggendo%20i%20bilanci%20annuali%20e%20le%20trimestrali%20pi%C3%B9%20recenti%20degli%20istituti,a%20firma%20ART%2DNOC%20sono%20espressione%20dell%E2%80%99opinione%20personale%20e%20indipendente%20dell%E2%80%99autore.,-Hai%20trovato%20questa

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BCE, imminente il picco dei tassi. I commenti dei gestori

“Nessuna sorpresa dalla BCE che ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso di deposito al 3,75% e il tasso ufficiale di rifinanziamento al 4,25%. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dall’istituto di Francoforte. Des Lawrence, senior investment strategist di State Street Global Advisors, spiega che “la Banca Centrale aveva chiaramente preannunciato questo rialzo, ampiamente anticipato anche dagli operatori di mercato e di conseguenza prezzato dai mercati. Si tratta del terzo rialzo di 25 punti base consecutivo, che riconferma il ritmo più moderato dei rialzi e suggerisce che il picco dei tassi di interesse potrebbe essere imminente. Ora l’attenzione si sposta sul prossimo meeting di settembre e sulla possibilità che questo segni il culmine dell’attuale ciclo dei tassi di interesse. Dopo aver lanciato un chiaro segnale con il recente aumento delle previsioni sull’inflazione, così come altre banche centrali, anche la BCE deve cercare di bilanciare l’inflazione (core), ancora scomodamente elevata, con il prevedibile impatto che i passati rialzi dei tassi hanno su famiglie e imprese, anche se questo è ancora parziale. Gli investitori cercheranno di capire quali dati verranno presi in considerazione dalla BCE nel suo percorso verso tassi sufficientemente restrittivi. A nostro avviso, un rialzo dei tassi di 25 punti base in occasione del meeting di settembre non sarebbe impensabile, visti i dati e le previsioni ancora elevate sull’inflazione. Inoltre, riteniamo che esistano i motivi per mantenere i tassi di policy stabili su questi livelli per qualche tempo”. Ulrike Kastens di DWS sostiene che La Banca Centrale Europea (BCE) abbia “mantenuto la promessa: i tassi di interesse di riferimento aumenteranno di altri 25 punti base. Ma il tono da falco dell’ultimo comunicato stampa della BCE è stato ammorbidito. Sebbene la banca centrale si aspetti che il tasso di inflazione rimanga ancora troppo alto per troppo tempo, le condizioni di finanziamento si sono effettivamente inasprite e hanno frenato la domanda. Questo può essere considerato un successo nel far scendere l’inflazione. La fine del ciclo di rialzi dei tassi di interesse è quindi a portata di mano. Come in precedenza, tuttavia, la BCE continua a dipendere dai dati. A nostro avviso, ora tutto dipende dalle proiezioni sulla crescita economica e sull’inflazione che la banca centrale farà a settembre per decidere come procedere con la politica monetaria. Sebbene gli indicatori di sentiment si stiano indebolendo in modo significativo, l’inflazione non è ancora stata sconfitta, soprattutto perché i salari e il mercato del lavoro non stanno dando alcun sollievo. Continuiamo quindi a prevedere un aumento del tasso di interesse di riferimento al 4% a settembre”. Dave Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, rileva che “la BCE ha seguito l’esempio della Federal Reserve statunitense e ha effettuato un altro aumento dei tassi di 25 pb, sottolineando che ogni ulteriore aggiustamento dipenderà dai dati. Le sottili modifiche apportate alla formulazione dell’ultima dichiarazione di politica monetaria suggeriscono che i tassi sono o si stanno avvicinando al livello che il comitato ritiene “sufficientemente restrittivo” per avviare l’inflazione verso l’obiettivo del 2% a medio termine. Mentre l’economia statunitense ha finora superato l’inasprimento delle condizioni finanziarie e il fallimento di qualche banca, confondendo molti con la sua resilienza, l’Eurozona è rimasta a malapena fuori dal territorio di contrazione negli ultimi 9 mesi e le ultime indagini PMI e sulle condizioni del credito suggeriscono che resterà difficile ottenere crescita, anche se la disoccupazione rimane storicamente bassa. A questo proposito, la BCE dovrebbe ritenere che la politica monetaria stia effettivamente “mordendo” e che nelle prossime riunioni il dibattito si sposterà su quando fare una pausa, piuttosto che su quanti altri rialzi siano probabilmente necessari”. Secondo Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, “ben più interessante sarà la prossima mossa della BCE, dato che le prospettive economiche dell’Eurozona rappresentano una sfida sempre più impegnativa. Forse, a differenza di quanto accaduto in passato, la Presidente Lagarde e il suo team cercheranno di tenere le carte coperte, nella speranza che i dati macro in uscita nelle prossime sei settimane forniscano un’indicazione sulla direzione da seguire. Qualsiasi cosa accada a settembre, sembra che il ciclo dei rialzi dei tassi possa giungere al termine e i policymakers dell’UE confidare che il dibattito si sposti rapidamente su quando i tassi inizieranno a scendere”. Per Gurpreet Gill, fixed income macro strategist di Goldman Sachs Asset Management, “sebbene il rialzo odierno dei tassi dello 0,25% fosse ampiamente previsto, i dati recenti fanno pendere la bilancia dei rischi verso un inasprimento minore piuttosto che maggiore dopo la riunione di settembre. Questo sentimento sembra essere condiviso dalla BCE, che ha apportato piccole modifiche alla dichiarazione post-riunione rispetto a quella pubblicata a giugno. I dati delle indagini PMI hanno sorpreso al ribasso, l’indagine sui prestiti bancari condotta dalla BCE mostra la trasmissione di una politica più restrittiva all’economia reale e l’inflazione sta lentamente ma inesorabilmente superando il suo picco”. Felix Feather, european economic analyst di abrdn, che “se da un lato la porta resta aperta a una pausa a settembre, dall’altro non è nemmeno chiusa a un altro rialzo. La decisione dipenderà dai dati. Ci aspettiamo che i dati siano sufficientemente deboli da giustificare una pausa, con l’allentarsi delle pressioni inflazionistiche sottostanti e l’indebolimento dell’attività economica dovuto all’effetto della passata stretta monetaria. Tuttavia, si tratta di una decisione chiaramente marginale e gli investitori dovranno monitorare attentamente il flusso di dati se vogliono giocare d’anticipo sulla prossima mossa della BCE. I dati da monitorare includono la pubblicazione delle previsioni della BCE e i dati relativi a due mesi di IPC”. Secondo Jack McIntyre, portfolio manager di Brandywine Global, parte di Franklin Templeton, “la BCE non ha disatteso le aspettative ed ha aumentato i tassi di 25 punti base. A differenza della Fed, non si può parlare di un rialzo accomodante in quanto la BCE chiaramente non ha terminato la stretta finanziaria, mentre quella della Fed potrebbe volgere al termine. È una mossa sensata in quanto la BCE ha avviato in ritardo questo attuale ciclo di restringimento. L’inflazione non si comporta altrettanto bene nell’eurozona. All’opposto che negli Stati Uniti, il mercato del lavoro beneficia di un supporto strutturale in tutta l’Eurozona, incrementando la viscosità dell’inflazione indotta dai salari. La BCE si unisce al club delle banche centrali che ora monitora l’impatto cumulativo della precedente stretta ed è dipendente dai dati. Ha tuttavia un po’ di tempo per monitorare l’efficacia del suo rialzo dei tassi, poiché la sua prossima riunione non si terrà prima del 14 settembre”. Antonella Manganelli, a.d. e responsabile investimenti di Payden&Rygel Italia, mette in luce che “il contesto macroeconomico europeo è entrato in una fase di deterioramento con maggiori rischi al ribasso. Questo è un segnale della trasmissione delle politiche BCE sull’economia reale. Sebbene l’inflazione stia calando a livello generale, l’inflazione Core (ex Energia e Cibo) continua a destare preoccupazione. Secondo la dichiarazione della BCE e i commenti della Presidente Lagarde durante la conferenza stampa, sembra che la BCE non escluda ancora altri rialzi in futuro, ma questo dipenderà dai prossimi dati economici. In sintesi, sembra che le BCE non voglia avere le mani legate per quanto riguarda le prossime decisioni, per evitare possibili speculazioni da parte degli investitori”. Secondo Tomasz Wieladek, chief European Economist di T. Rowe Price, “nonostante le dichiarazioni della Presidente Lagarde, i mercati hanno interpretato la guidance odierna come un chiaro segnale dovish. Come anticipato, riteniamo che la Bce sia invece orientata verso la piena dipendenza dai dati. Si tratta di una differenza importante. In questa fase del ciclo dei dati, ciò non aumenta la probabilità di una pausa a settembre. I dati sull’inflazione di domani e lunedì saranno fondamentali per la Bce. A oggi, al momento di prendere una decisione e fornire indicazioni future, il Consiglio direttivo non ha ancora preso visione dei dati che verranno pubblicati domani e lunedì. Un’inflazione core CPI superiore alle attese domani e lunedì potrebbe facilmente portare a non scontare più “un atteggiamento dovish percepito” dopo la riunione di oggi. Le previsioni sull’inflazione in questo periodo rimangono difficili. Tuttavia, sappiamo che un’inflazione elevata sembra essere persistente nell’area euro. L’unico altro dato che potrebbe impedire alla Bce di procedere a un rialzo è un aumento della disoccupazione, ma il recente calo della disoccupazione spagnola rende improbabile un suo aumento a breve termine nell’area euro. Continuiamo quindi a ritenere più probabile che i dati siano a favore di un rialzo dei tassi a settembre”.” https://www.advisoronline.it/asset-manager/gestori-e-mercati-finanziari/71147-bce-imminente-il-picco-dei-tassi-i-commenti-dei-gestori1.action#:~:text=Daniele%20Riosa-,Nessuna%20sorpresa%20dalla%20BCE%20che%20ha%20deciso%20di%20alzare%20i%20tassi,dati%20siano%20a%20favore%20di%20un%20rialzo%20dei%20tassi%20a%20settembre%22.,-Hai%20trovato%20questa

Intel, Rio Tinto, Mediobanca. Attenzione a questi 3 dividendi