Archivio mensile:aprile 2023

Investire in Btp, corporate bond o high yield? Facciamo il punto – AdviseOnly

FINANZA PERSONALE
“Comprate gli high yield perché rendono di più e hanno un rischio più basso”. Vi sarà capitato di sentirvelo dire una decina di anni fa, quando si era nel pieno della burrasca del debito sovrano e dello spread. Qualcuno ve lo dice ancora oggi? Ma, soprattutto, sapete cos’è un bond high yield (o HY)?

Si tratta di un particolare tipo di obbligazioni, caratterizzate da un elevato rendimento in considerazione del fatto che presentano un più alto grado di rischio. L’emittente, quindi, per risultare più “attraente” agli occhi degli investitori, deve pagare un maggiore interesse sul prestito obbligazionario.

Ma rischio di cosa? Essenzialmente, di insolvenza: non a caso, le agenzie di rating assegnano a tali strumenti rating (valutazioni) Ba1/BB+ o inferiore.

 

Non tutti i corporate bond sono high yield

I corporate bond sono obbligazioni societarie (non governative) il cui rating può essere anche investment grade (IG), ossia superiore a Ba1/BB+. A differenza della categoria precedente, i bond investment grade hanno alle spalle emittenti di maggiori dimensioni, con business più stabili e bilanci migliori (minore indebitamento, minore leva finanziaria). Per tali ragioni possono presentarsi sui mercati dei capitali con prestiti obbligazionari che pagano spread minori (talvolta negativi, se si tratta di elevato rating) sui titoli governativi e rispetto agli high yield.

Quindi, ok: le obbligazioni HY sono molto più legate al rischio di default delle aziende. E, com’è facile aspettarsi, in situazioni di elevata e prolungata crisi economica, le aziende hanno difficoltà a commercializzare i loro prodotti (servizi) e ad avere accesso al credito. Per questa ragione sono, evidentemente, più esposte al rischio fallimento.

 

 

Vale più un corporate HY o un Btp?

Dipende, naturalmente, dall’emissione e dal momento storico. Non è affatto detto che gli high yield convengano di più rispetto ai Btp. La supremazia del rendimento degli high yield, per esempio, subisce un ridimensionamento se si considera la performance delle diverse asset class nella burrasca che colpì i Btp più di un decennio fa: high yield europei e Btp fornirono rendimenti paragonabili, con i Btp più liquidi e dunque maggiormente volatili.

Peraltro, come dicemmo all’epoca, misurare la volatilità di un “indice” high yield non è esattamente come misurare la volatilità del Btp: gli high yield sono generalmente caratterizzati da minore liquidità, quindi i loro prezzi oscillano meno (e, in definitiva, sono meno volatili). Inoltre, per un investimento in obbligazioni, la volatilità non è il migliore indicatore di rischio.

Il rischio peggiore per un risparmiatore è infatti perdere il capitale, ossia andare incontro al default dell’emittente.

 

Btp, corporate bond, high yield: come investire?

Puntare anche sulle obbligazioni ad alto rendimento (non su una singola obbligazione ma su un ventaglio di titoli, imperativamente via fondi comuni o etf) potrebbe essere una buona strategia d’investimento, naturalmente in un’ottica di diversificazione di portafoglio.

Investire in strumenti finanziari come gli high yield con un etf o un fondo comune è un metodo migliore perché il rischio specifico di fallimento di un singolo emittente viene spalmato tra tante emissioni e dunque pesa meno sull’investimento totale.

Inserire l’high yield in un portafoglio obbligazionario consente di ottenere una diversificazione laddove questa asset class è poco correlata con il resto del portafoglio.
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Obbligazione Goldman Sachs callable 2033 – Cedole fino al 5.85%

Azimut, ok al bilancio del 2022: utile a 402 milioni

CONSULENTI FINANZIARI ASSET MANAGER PRIVATE BANKER STRUMENTI FINANZIARI ESG ASSET MANAGER SOCIETA DI GESTIONE DEL RISPARMIO Azimut, ok al bilancio del 2022: utile a 402 milioni Pietro Giuliani: “I nostri clienti, tramite la nostra offerta di prodotti da noi gestiti in tutto il mondo, possono avere rendimenti positivi sopra l’inflazione” 27/04/2023 | Redazione Advisor L’assemblea degli azionisti di Azimut ha approvato il bilancio d’esercizio 2022 e ha deliberato quanto segue: elazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione e relazioni del Collegio Sindacale e della Società di Revisione; deliberazioni inerenti e conseguenti. Presentazione del bilancio consolidato al 31 dicembre 2022 con relativi allegati.   L’assemblea ha approvato senza modifiche il bilancio d’esercizio al 31/12/2022 approvato dal CdA in data 9 marzo 2023, che vede i seguenti dati salienti: Ricavi consolidati: 1.287 milioni di euro (rispetto a 1.449 milioni nel 2021). Reddito operativo consolidato: 547 milioni (rispetto a 707 milioni nel 2021). Utile netto consolidato: 402 milioni (rispetto a 605 milioni nel 2021). L’utile netto della sola capogruppo Azimut Holding SpA è pari a 384 milioni nel 2022, in aumento rispetto ai 307 milioni registrati nel 2021. 2. Destinazione dell’utile di esercizio al 31 dicembre 2022. Deliberazioni inerenti e conseguenti. L’Assemblea ha approvato la destinazione dell’utile di esercizio al 31 dicembre 2022, inclusa la distribuzione di un dividendo ordinario totale di 1,30 per azione al lordo delle ritenute di legge (pari ad un dividend yield del 6,4% ai prezzi attuali), con pagamento interamente per cassa il 24 maggio 2023, con stacco cedola il 22 maggio 2023 e record date il 23 maggio 2023. L’Assemblea ha inoltre approvato di destinare, in conformità a quanto previsto dallo Statuto, una cifra pari a 5,5 milioni, corrispondente all’1% dell’utile lordo consolidato, a favore della Fondazione Azimut ONLUS. L’Assemblea ha inoltre approvato di destinare, in conformità a quanto previsto dallo Statuto, 40,24 per ogni Strumento Finanziario Partecipativo detenuto dai “Top Key People” al momento dell’approvazione del pagamento del dividendo. 3. Proposta di acquisto e disposizione di azioni proprie. Deliberazioni inerenti e conseguenti L’Assemblea ha approvato l’autorizzazione all’acquisto anche in più tranches fino ad un massimo di n. 14.000.000 di azioni ordinarie Azimut Holding S.p.A. pari al 9,77% dell’attuale capitale sociale (fermo restando che entro questo importo massimo complessivo, massime n. 7.000.000 azioni ordinarie Azimut Holding S.p.A. pari al 4,89% dell’attuale capitale sociale potranno essere destinate alla costituzione della provvista necessaria a dare esecuzione ad eventuali piani di azionariato), tenendo conto delle azioni già in portafoglio al momento dell’acquisto. Il prezzo di acquisto sarà ad un prezzo minimo unitario non inferiore al valore contabile implicito dell’azione ordinaria Azimut Holding S.p.A. e massimo unitario non superiore a 35 euro. L’Assemblea ha inoltre approvato il meccanismo di whitewash che esime dall’obbligo di OPA totalitaria nel caso il superamento delle soglie rilevanti (oltre 25%) consegua ad acquisti di azioni proprie. 4. Relazione sulla remunerazione: deliberazione ai sensi dell’art. 123-ter, sesto comma, del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998. L’Assemblea ha approvato la prima e seconda sezione del punto relativo alla politica della Società riguardante la remunerazione dei componenti degli organi di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche, nonché sulle procedure utilizzate per l’adozione e l’attuazione di tale politica. Inoltre, il Gruppo informa che a fronte di quanto già deliberato dall’Assemblea, tenutasi in data 28 aprile 2022, sono subentrati in data odierna i nuovi Consiglieri Daniela Pavan e Monica de Pau, in sostituzione dei Consiglieri Michela Morando ed Elisabetta Castellazzi, sempre in rappresentanza dei consulenti finanziari del Gruppo (cfr comunicato stampa del 28 aprile 2022). Pietro Giuliani, Presidente del Gruppo Azimut dichiara: “Leggo sui media che negli ultimi mesi un’alternativa agli investimenti molto apprezzata dagli italiani sono i conti correnti e titoli di stato con rendimenti compresi tra il 2% e il 5%. I nostri concorrenti usano molto questi strumenti impoverendo gli investitori con una performance reale tra il -3% e il -6% e lo fanno a fronte di un’inflazione dell’8% e oltre. I nostri clienti, viceversa, tramite la nostra offerta di prodotti da noi gestiti in tutto il mondo (paesi emergenti inclusi) e di investimenti diretti in società non quotate (azioni e obbligazioni) italiane ed estere possono avere rendimenti positivi sopra l’inflazione in un’ottica di un medio e lungo periodo. Abbiamo costruito quanto sopra partendo oltre 13 anni fa e siamo gli unici ad offrire a clienti italiani questi prodotti tramite i nostri consulenti finanziari. Tutto questo continuando a dare solidi ritorni ai nostri azionisti, come dimostra un utile netto consolidato 2022 di ca. 402 milioni di euro e un dividendo di 1.30 euro per azione (pari ad un dividend yield del 6.4%)”.

News: aumenti dei dividendi

CINA, il mercato azionario più dinamico del mondo.

“La crescita e il dinamismo dell’economia cinese e del suo mercato azionario continuano a offrire un potenziale di rendimento interessante per gli investitori attivi”. Robert Secker, portfolio specialist, T. Rowe Price, spiega che “la Cina è diventata probabilmente il mercato azionario più dinamico del mondo, con oltre 6.000 società investibili quotate onshore e offshore”. “In effetti – rileva il manager – la capitalizzazione del mercato azionario cinese è aumentata di circa 25 volte dal 2002 e oggi è il secondo mercato azionario mondiale per capitalizzazione di mercato. Inoltre, questa crescita delle azioni cinesi quotate si è verificata in una serie di settori innovativi. Nonostante l’espansione dell’ampiezza e della profondità del mercato, tuttavia, un numero ristretto di grandi società sono arrivate a dominare gli indici azionari della Cina e dei mercati emergenti. Di conseguenza, la maggior parte delle partecipazioni degli investitori in azioni cinesi, sia attraverso fondi cinesi, asiatici o dei mercati emergenti, tende a concentrarsi in un piccolo numero di società molto note che hanno già raggiunto lo status di ‘mega-cap’”. Allocazione sbilanciata verso le mega-cap: “Attualmente, le società cinesi quotate nell’indice MSCI China sono circa 750, ma rappresentano solo il 12,5% circa dell’universo investibile totale. In breve, l’indice non è una rappresentazione accurata dell’intero insieme di opportunità. Inoltre, i 100 titoli più importanti per capitalizzazione di mercato rappresentano incredibilmente circa il 70% dell’indice MSCI China. Anche i fondi azionari focalizzati sulla Cina tendono a gravitare su questo piccolo sottoinsieme del mercato. Se si considera la media dei maggiori fondi del settore Morningstar China funds, oltre il 50% del loro patrimonio è investito in questi nomi a grande capitalizzazione. Le restanti oltre 6.000 società – un incredibile 99% del mercato investibile – vengono ampiamente ignorate. Sebbene molte di queste mega-cap abbiano premiato gli investitori e rimangano aziende solide, è in questa sezione trascurata del mercato che riteniamo si trovino molte delle opportunità di successo. Le A-share sono ancora sottorappresentate: “I titoli azionari cinesi possono essere classificati a grandi linee come onshore, A-share, o offshore, principalmente H-share (quotate a Hong Kong) e ADR (American Depositary Receipts). L’opportunità per gli investitori attivi risiede non solo nelle diverse società quotate in ciascuno dei mercati, ma anche nelle diverse basi di investitori che operano in ciascun mercato. Il mercato delle A-share è di gran lunga il più grande universo d’investimento sia per numero di società sia per capitalizzazione di mercato, eppure questa parte dinamica e in rapida evoluzione del mercato è fortemente sottorappresentata sia nell’indice sia in molti fondi cinesi; le H-share continuano a dominare il mercato anche se ora rappresentano meno del 20% delle azioni cinesi quotate per capitalizzazione di mercato. D’altro canto, le A-share costituiscono più di tre quarti del mercato azionario cinese, ma rappresentano poco meno di un quinto dell’indice MSCI China e solo un quarto della media delle prime 10 partecipazioni nei fondi dedicati alla Cina”. PPPPPPPPPPP “Questa sottorappresentazione – precisa l’esperto – è importante non solo per l’ampia gamma di opportunità di investimento che le A-share hanno da offrire, ma anche perché il loro mercato rimane altamente inefficiente data la sua base di investitori retail. Si tratta di un mercato ad alta liquidità e velocità, con gli investitori retail locali che rappresentano circa il 70% del mercato e un periodo medio di permanenza in portafoglio di circa 17 giorni. Le società A-share con una capitalizzazione di mercato compresa tra i 5 e i 30 miliardi di dollari sono coperte, in media, da cinque analisti. Per le società con una capitalizzazione di mercato inferiore a 5 miliardi di dollari, la media scende a uno soltanto. Pertanto, riteniamo che il mercato delle A-share rappresenti un’opportunità interessante per gli investitori attivi. Detto questo, non si tratta solo di A-share. Incoraggiamo gli investitori ad adottare un approccio veramente olistico all’universo cinese per poter individuare le migliori opportunità nell’intero universo on-shore/off-shore, massimizzando così sia la diversificazione sia la generazione di alpha”. Le riforme hanno ampliato l’universo investibile: “Dieci anni fa, la possibilità di investire nei mercati locali per gli investitori stranieri era ancora molto limitata, con un accesso attraverso un sistema di quote molto complesso e limitato, denominato QF-II. Negli ultimi anni, tuttavia, le riforme condotte dal governo cinese per aprire i mercati ai capitali esteri hanno portato al lancio del programma Stock Connect nel 2014. Questo strumento collega i mercati azionari onshore (Shanghai) e offshore (Hong Kong), consentendo agli investitori stranieri di accedere alle azioni locali e agli investitori locali cinesi di accedere ai mercati offshore”. “L’ampiezza dell’opportunità e la possibilità di investire nei mercati onshore e offshore offrono agli investitori globali il potenziale per investire nei futuri vincitori prima che questi raggiungano lo status di mega-cap”, conclude Robert Secker.